febbraio 2010


  • alba
  • Ogni giorno incontro una parola potente
    A volte è il tuo nome di battesimo
    Più spesso è il nome della tua città
  • La parola ha un grande potere
    La parola ti conduce nella mente
    E il mio sangue ti sente presente
  • Mi lascio cadere nel vuoto
    Volo verso il centro della Terra
    E vedo il tuo volto trasparente
  • Andando al di là del bene e del male
    Un sentimento mi graffia il cuore
    Senza di te non avrò mai pace

Sono in camera da letto e sto leggendo “2666” di Roberto Bolaño. Dal soggiorno arriva la voce di Alessia Marcuzzi: mia madre sta guardando il programma tv “Grande fratello”. Le parole della Marcuzzi mi sembrano giungere da un film di fantascienza. Ho la sensazione che la Marcuzzi si trovi in un lontano futuro dove accadono cose bizzarre e senza senso.
Ora immagino di vivere all’inizio del Novecento. A quell’epoca la tv non esisteva, era fantascienza, figuriamoci una cosa come il “Grande fratello”! Il cinema era appena nato e raccontava storie. E ancora oggi, fortunatamente, il cinema continua a fare il narratore. La televisione, al contrario, negli ultimi anni è molto cambiata. La televisione di oggi è follia all’ennesima potenza. La Marcuzzi parla, parla e parla; parla senza dire nulla. Parla delle persone che stanno dentro “la casa”. Ma “la casa” non esiste: “la casa” è fantascienza. Io vivo nei primi anni del ‘900, leggo “2666” di Bolaño e sono felice. Non mi spavento se dal futuro giungono voci che parlano di cose senza senso, seguite da grida e applausi. Tutto ciò non mi fa paura ma mi preoccupa molto. Sono seriamente preoccupata per il futuro dell’uomo. Ma questa preoccupazione non diminuisce la felicità donatami dalla scoperta di questa sera: possiedo la capacità di viaggiare nel tempo.

Avevo sempre sognato di pubblicare un romanzo. Ogni volta che da ragazzino entravo in una libreria immaginavo di leggere il mio nome sulla copertina di un’ultima uscita. Mi sentivo elettrizzato solo a pensarci. Io, autore di un romanzo avvincente che sarebbe diventato un best seller e poi un film hollywoodiano, magari interpretato dal mio mito: Al Pacino. Ma il mio nome non è Mario Puzo.

Quando Puzo pubblicò “Il Padrino”, nel 1969, io non ero nemmeno nato. In compenso nacqui l’anno in cui uscì il più bel film della storia del cinema: “Il Padrino – Parte II”. Ogni volta che penso a “Il Padrino” mi suona in testa il tema musicale. Tutta colpa di mia madre che quand’ero un poppante me lo cantava per farmi addormentare.

Ho sempre sognato di pubblicare un romanzo e l’anno scorso ho realizzato il mio sogno. Una piccola casa editrice dal nome talmente originale che se lo cercate su Google non trovate nemmeno un risultato, OVIXIVO, un anno fa mi permise di pubblicare il romanzo che da tre anni tenevo sotto una gamba della scrivania (aveva lo spessore giusto per non farla più traballare). Quando mi resi conto che finalmente avrei visto il mio nome sulla copertina di un’ultima uscita in libreria, sentii una scarica elettrica attraversarmi il corpo. Mi si drizzarono tutti i peli. Se avessi avuto i capelli si sarebbero drizzati anche loro. E se li avessi avuti i miei amici non mi avrebbero soprannominato “Bisio”.

Sognavo di vendere montagne di copie. Sognavo di diventare ricco e famoso. Sognavo di farmi il trapianto di capelli. Sognavo di diventare Presidente del Consiglio. Sognavo di fare l’amore con donne bellissime. Ma il mio nome non è Silvio e non è accaduto nulla di tutto questo. Il mio romanzo non ha avuto successo. Ha ricevuto pessime critiche da tutti. Da tutti tranne che da un critico, una 50enne bruttina e grassottella… le ho fatto un’offerta che non poteva rifiutare. In fondo è stato piacevole. Si eccitava come un’assatanata quando le dicevo le parolacce. Troia. Si eccitava ancora di più quando gliele gridavo. TROIA!!!

Tutti i miei sogni infranti mi hanno portato sulla strada della depressione. E qualche notte anche sulla strada dove battono i viados.
Avrei voluto essere uno scrittore famoso. Avrei voluto essere conosciuto e ammirato come Carlo Lucarelli. Quanto lo invidiavo! Scrive storie avvincenti e presenta un programma in tv! Recentemente ho saputo che è anche il protagonista di un fumetto. Lucarelli come Spiderman e Batman. Lucarelli con i superpoteri. Lucarelli super-scrittore. Chissà quante belle donne si scopa Lucarelli. Lui tutto e io niente. Lui si merita il successo e io no.

Io ero un perdente. La mia vita non aveva senso. Per questo il mio sangue ha imbrattato tutti i libri che avevo davanti. Probabilmente venderò molte più copie da morto che da vivo. Lo so che non sono il primo scrittore a suicidarsi ma di sicuro sono il primo scrittore a suicidarsi alla Fiera del Libro di Torino.

In piedi davanti allo stand della OVIXIVO. Occhi fissi sulla copertina del mio libro nello stand. La mano sinistra sosteneva un sacchetto di San Carlo Highlander Tomato Ketchup. Con la mano destra presi le patatine e le portai alla bocca. Il mio ultimo pasto. La mia ultima patatina. Chissà che cosa stava facendo Rocco Siffredi… Forse stava lavorando. Beato lui!

Era giunto il momento di dare le spalle allo stand. Infilai la mano nel sacchetto delle patatine. Afferrai la pistola. Aprii la bocca. BANG!

Occorrente
1 libro pubblicato per una casa editrice con un nome palindromo sconosciuto
1 Fiera del Libro di Torino
1 sacchetto di San Carlo Highlander tomato ketchup con dentro 13 patatine
1 pistola carica
1 bel po’ di invidia per il successo di Carlo Lucarelli e per l’uccello di Rocco Siffredi
1 canzone dei Linea 77 nella testa

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  • Sigmund Freud