ottobre 2009


  • Angoscia
    sale
    dallo stomaco agli occhi
    liquida
    scende
    penetra in bocca.
    Angoscia
    attende
    la morte
    il buio
    il silenzio
    il vuoto.
    Angoscia
    vuole uccidermi
    annullarmi
    per il mio essere
    stupidamente
    ingenua.
  • Voglio essere punita per i miei errori.
  • Magritte

    Oggi sto male. Pur non essendo una malattia grave, il raffreddore mi procura un malessere psicologico insopportabile. Esso produce tale effetto amplificando il male che ho nel profondo. In certi momenti mi sdraio sul letto, chiudo gli occhi, e penso che se morissi in quell’attimo non m’importerebbe nulla. Se morissi lì, subito, mi libererei da tutte le preoccupazioni e dal dolore che ho dentro. Un giorno la mia morte arriverà ma non sarò io a provocarla. Mi sono rassegnata alla vita. Sono stata creata e “devo” vivere. Questa è la legge della natura. Io amo la natura e non posso non rispettarla. Ho capito che “il mio compito” è fare tutto il possibile per vivere pienamente. Usare al 100% la mente e il cuore. Crescere ogni giorno. Aprire la mente ogni istante di più. Trovare gli amici giusti. Quant’è difficile incontrare persone con un’anima attraente! E’ come cercare un tesoro nascosto. Occorre saper guardare bene sotto la terra. In profondità. Quando la mia anima si sente attratta da un’altra, nasce in lei un forte desiderio di amicizia. Il sentimento più puro che esista. La condivisione di pensieri ed emozioni. Una felicità semplice. Una felicità naturale.

  • Negli anni in cui frequentavo la scuola media Giovanni XXIII di Torino, mi capitò di essere testimone oculare delle punizioni fisiche che il mio dolore interiore era in grado di infliggere alle persone che lo avevano provocato. Allora mi capitò un paio di volte e fu come assistere alla realizzazione di una maledizione involontaria. Pensai che forse era il mio nome da fata, o da strega, a dare questo potere misterioso alla mia anima. All’inizio di dicembre 2002, all’età di 28 anni, fui nuovamente testimone della potenza del mio dolore. Questa volta però fu diverso: la “maledizione” fu da me esplicitamente desiderata ed espressa.
  • Arriva una chiamata. Rispondo: «89.24.24. Buongiorno, sono Morgana. Come posso aiutarla oggi?»
    «Buongiorno signorina. Volevo chiederle un’informazione…»
    «Prego. Mi dica.»
    «E’ vero che voi fate anche la ricerca dei ristoranti in base alle specialità gastronomiche? Ad esempio: carne, pesce, pasta?»
    «Sì, certo.»
    «Ed è vero che, tra le varie specialità, avete anche la carne chianina?»
    «Sì, ce l’abbiamo.»
    «E non vi vergognate?»
    Credo di aver capito tutto.
    «A che cosa si riferisce, signora?»
    «Alla carne chianina. Non vi vergognate di essere complici di quei ristoranti criminali? Non si devono mangiare i cani! Sono i migliori amici dell’uomo. Sono creature di Dio.»
    «Signora, la carne chianina non è carne di cane. E’ carne bovina.»
    «Ah sì? E’ allora perché si chiama “chianina”?»
    «”Chianina” è il nome di una razza bovina. Prende il nome dalla Val di Chiana. La carne di cane si chiama “CAnina”.»
    «E ci sono ristoranti che danno da mangiare la carne di cane?»
    «No, signora. Forse solo in Corea è considerata un cibo.»
    «Sì, ne avevo sentito parlare. Allora mi scusi tanto. Avevo telefonato solo perché amo i cani e volevo protestare contro i ristoranti che hanno la carne chianina…»
    «La carne “CAnina”, intendeva dire.»
    «Sì, scusi ancora. A volte faccio confusione. E la carne chianina com’è? E’ buona? Me la consiglia?»
    «Non saprei dirle.»
    «Lei non l’ha mai assaggiata?»
    «Io sono vegetariana dal 1989. Se l’ho mangiata, prima del 1989, non mi ricordo.»
    «Ah, capisco. Ed è vegetariana perché la carne non le piace? O per motivi di salute?»
    «No. Sono vegetariana perché amo gli animali e non li considero un cibo.»
    «Brava, signorina. Brava. Anch’io amo gli animali, però adoro anche le bistecche… e l’arrosto.»
    Non dico nulla.
    «Signorina, mi scusi ancora per prima. La ringrazio.»
    «Grazie a lei.»
    «Buongiorno.»
    «Buongiorno.»
  • Nella mente e nel sangue.
  • La mia vita è un’insaziabile pianta carnivora. Ti divorerà.
  • Vivo nella mia cella di carne ed ossa
    dal 28 marzo 1974
    in prigione come ognuno di voi.
    Modificare questa condizione
    non è possibile.
    Impossibile è liberarsi.
    L’accettazione è l’unica soluzione
    il suicidio una tentazione abbagliante.
    La mia morte giungerà da sola.
    Nel profondo ho fame di vita
    di corpi, respiri e battiti.
    Ormai l’ho capito
    non voglio più illudermi:
    la vita di coppia è una doppia prigione
    una cella con un letto a due piazze.
    Non fa per me
    non ho dubbi.
    Sono già imprigionata dentro Morgana
    perché dovrei unire la mia prigionia a quella di un altro?
    Lascerò libera la mia vita
  • libera di provare
  • libera di sentire
  • libera di condividere
  • libera di amare
  • libera di sbagliare
    con la consapevolezza di aver già commesso
    in passato
    il peggior sbaglio della mia vita:
    saturare di paura la mia cella.